L’imperdibile mostra al Castello Sforzesco di Milano, propone una selezione di sculture che indaga l’essere umano attraverso una profonda ricerca, sia nei movimenti del corpo che nelle espressioni del viso.
La mostra dedicata alla scultura italiana del Rinascimento, in un excursus che va da Donatello a Michelangelo (1460-1520 circa) si propone di evidenziare, attraverso la scultura, in dialogo con le altre arti: pittura, disegni, oggetti d’arte, i principali temi che percorrono l’arte italiana nella seconda metà del Quattrocento, fino ad arrivare al momento culmine del Rinascimento, con uno dei maggiori creatori della storia dell’arte, Michelangelo, da anni esposto al Castello Sforzesco in una sala a lui dedicata.
A essere indagata è la figura umana, come insieme di corpo e anima, che nella scultura del Rinascimento non si contrappongono. Anzi, sono proprio le pulsioni dell’anima a essere narrate dagli artisti attraverso l’attitudine dei corpi.
Più di 120 le opere in esposizione, con prestiti provenienti dai più prestigiosi musei al mondo: dal Metropolitan Museum di New York, dal Musée du Louvre di Parigi, dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, dal Museo Nacional del Prado di Madrid , dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze, dal Victoria&Albert Museum di Londra.
La mostra, articolata in quattro sezioni:
1. Guardando gli antichi: il furore e la grazia
Il furore e la grazia costituiscono il primo grande tema trattato nel percorso. L’interesse per le composizioni complesse e per l’esasperazione dei movimenti del corpo diventa prevalente in numerosi scultori e viene documentato attraverso opere di Antonio del Pollaiolo, Francesco di Giorgio Martini o Bertoldo, fino ad arrivare a Verrocchio, Leonardo e Gianfrancesco Rustici, mettendo in gioco sia la complessità della forza muscolare e le torsioni del corpo maschile, sia l’effetto espressivo delle più intense passioni dell’anima. All’opposto, eleganti drappeggi permettono agli artisti di rivelare il fascino della figura umana, la cui leggerezza è messa in valore dal movimento di abiti e di veli, in una pratica di svelamento che arriva poi alla rappresentazione della grazia attraverso il nudo, sia femminile sia maschile.
2. L’arte sacra: commuovere e convincere
Commuovere e convincere diventano le due parole chiave nella scultura religiosa: in seguito al lavoro compiuto da Donatello intorno al 1450, l’emozione e i moti dell’animo prendono posto al centro delle pratiche artistiche, nella volontà di toccare profondamente, persino violentemente l’animo dello spettatore. È quindi un vero teatro dei sentimenti quello che si dipana in Italia settentrionale tra 1450 e 1520, in particolare nei gruppi di “Deposizione del Cristo”, come quelli di Guido Mazzoni in Emilia e di Giovanni Angelo del Maino in Lombardia. Questa ricerca del pathos religioso s’incarna anche nelle commoventi figure di Maria Maddalena o di san Gerolamo che fioriscono in Italia in questa stagione.
3. Da Dionisio ad Apollo
Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, la riflessione instancabile
sull’antichità classica si esprime nelle opere elaborate a partire dai grandi modelli classici come il “Laocoonte” o lo “Spinario”, muovendosi tra i due estremi dell’apollineo e del dionisiaco. Contemporaneamente a ciò che avviene nell’ambito della pittura – si veda lo stile dolce di Perugino o del giovane Raffaello – la scultura sviluppa la ricerca di una nuova armonia che trascende il naturalismo dei gesti e dei sentimenti estremi: si verifica questo in modo particolarmente evidente in Veneto e in Lombardia (con Riccio, l’Antico, il Moderno, Cristoforo Solari, Antonio Lombardo, fino a Bambaia), ma questa ricerca di bellezza espressiva s’incarna con uguale forza anche in Toscana (Jacopo Sansovino, Baccio da Montelupo, Andrea della Robbia).
4. Roma “Caput mundi”
A partire dalla fine del secolo, si ritorna a Roma, caput mundi, dove Michelangelo è alla ricerca di una sintesi formale che integri la conoscenza scientifica del corpo, l’ideale assoluto di bellezza e la volontà di superare la natura con l’arte: questa sua ricerca è raccontata nel percorso che, dal classicismo giovanile del “Cupido”, e attraverso il titanismo degli “Schiavi” (o “Prigioni”, esposti a Parigi), approda all’ineffabile e al sublime della “Pietà Rondanini”ultima opera del Grande artista.
CONTATTI
AZIENDA
SOFTWARE