A Venezia riapre la Biennale, e quest’anno riprende la sua attività espositiva con L’Architettura.
Da sempre vetrina internazionale delle idee, dei progetti e dello sviluppo futuro dell’architettura mondiale.
Mai come quest’anno l’idea di globalizzazione portato avanti dalle proposte urbanistiche, ci fa sentire tutti appartenenti ad un solo ed unico grande paese.
«Il mondo sta lanciando nuove sfide all’architettura». Queste le parole del curatore dell’evento Hashim Sarkis, ricordando la premessa dalla quale la Mostra, che è aperta al pubblico dal 22 maggio. E il titolo dell’Esposizione “Come vivremo insieme?” (How will we live together?”) è la domanda chiave attorno alla quale si sviluppano i temi di quest’anno.
Attraverso le opere degli artisti ospiti ai Giardini e in Arsenale si parlerà fino al 21 novembre 2021 di ambiente e interazione sociale, migrazioni di massa, cambiamento climatico e come l’architettura possa ispirare cambiamenti futuri della società.
Ciascun partecipante è stato chiamato a immaginare degli spazi – come ha spiegato Sarkis – «nei quali si possa vivere generosamente insieme. Insieme come esseri umani che, malgrado la crescente individualità accentuata sicuramente dall’emergenza Covid, desiderano connettersi tra loro e con le altre specie nello spazio digitale e in quello reale. Insieme come nuove famiglie in cerca di spazi abitativi più diversificati e dignitosi; come comunità emergenti che esigono equità, inclusione e identità spaziale e trascendendo i confini politici per immaginare nuove geografie associative. Insieme come pianeta che sta affrontando crisi che richiedono un’azione globale per poter continuare a vivere».
Proprio attraverso l’architettura Sarkis pensa si possano offrire modi alternativi di vivere insieme.
Biennale Architettura 2021 si sviluppa ai Giardini e in Arsenale.
ll Padiglione Centrale ospita la Mostra collettiva “Future Assembly”. Si tratta di una Mostra nella Mostra, un punto centrale della 17a Esposizione in cui ai curatori, traendo ispirazione dalle Nazioni Unite, è stato chiesto di provare a dare risposte sulla crisi climatica provocata dall’uomo.
“Future Assembly” si basa sui principi di reciprocità, collaborazione e coesistenza. Il Padiglione è così composto dai tentativi degli esseri umani di riconoscere e garantire i diritti della natura durante i 75 anni di storia dello Statuto delle Nazioni Unite.
Tra le 61 partecipazioni stranieri di quest’anno, il Padiglione dei Paesi nordici propone un modello per il co-housing. I visitatori possono passeggiare all’interno di un complesso di appartamenti costruiti in legno con servizi condivisi.
La Gran Bretagna si ispira al “Giardino delle delizie” di Hieronymus Bosch.
Il progetto esamina come diversi spazi urbani siano minacciati dall’aumento della privatizzazione.
Suggestiva l’installazione della Spagna, fatta di fogli volanti sospesi nello spazio, i curricula reali di migliaia di persone in cerca di lavoro, mentre il Padiglione dell’Uzbekistan, presente per la prima volta in Biennale, presenta il tema delle “mahala”, uno spazio rurale incorporato in un contesto urbano.
La Germania punta sulla tecnologia. In uno spazio apparentemente vuoto basta inquadrare i QR code sulle pareti con lo smartphone e appaiono dei video in cui i partecipanti al progetto esprimono le loro prospettive sulla visione del futuro 2038.
La Danimarca pone invece al centro del suo progetto l’acqua in un percorso immerso nel verde mentre la Francia si propone con un padiglione dedicato alle comunità all’opera.
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